Questo articolo analizzerà brevemente un concetto complementare a quello di libertà. Tratterà, infatti, dell’altrove considerando la straordinarietà dell’attuale condizione, che sta offrendo a chi vuole approfittarne una chance per ripartire affidandosi a sé.
In questo 2020 di svolte epocali, numerose persone sono rimaste senza lavoro, altre lo perderanno ed è addirittura in gioco il futuro di un’intera generazione.
Ma se è vero che si sono chiuse porte, vero è anche che si è spalancato un portone per tanti di coloro che fino a poco tempo fa sacrificavano la propria esistenza.
Per cosa? Per uno stipendio, timbrando il cartellino e correndo a ritmi disumani, mentre oggi sono spinti a sfruttare l’occasione di compiere il passo avanti.
Tanti possono finalmente ambire a non lavorare più unicamente per guadagnare, bensì a lavorare per esprimere la propria creatività, essere liberi e vivere meglio.
Tu potresti essere uno di quelli.
Il sogno di un altrove di giustizia.
L’altrove è un luogo che simboleggia l’assenza dell’empirico, del quotidiano, del banale ed è un luogo che richiama un desiderio o una speranza di fuga.
Ma quale giustizia può esserci in un mondo dove ogni giorno la forbice delle disparità sociali si allarga e i ceti più abbienti si arricchiscono sempre di più?
Forse la giusta domanda da porsi è se esista, in effetti, un luogo in cui si abbia la possibilità di risalire la china basandosi unicamente sulle proprie forze.
Dal passato, la risposta.
Da quando, per salvare la pelle, anche noi italiani siamo dovuti correre ai ripari, non pochi hanno avuto l’ardire di paragonare certi avvenimenti ad una guerra.
Il confronto non è mai stato calzante e per alcuni è risultato perfino oltraggioso: lo afferma chi di un vero conflitto ha appreso dalla viva voce dei sopravvissuti.
Nessuna pretensione o petulante lagnanza negli anni Quaranta del Novecento, all’epoca in cui l’Europa era ridotta a un cumulo di macerie e la gente alla fame.
Niente disquisizioni, allora, su campionati di calcio e distanze fra ombrelloni, come è stato mentre si moriva a centinaia in strutture ospedaliere al collasso.
Telecamere davanti alle quali poter piangere miseria non ne esistevano affatto, e la gente non poteva rivendicare il diritto di ricevere sovvenzioni dallo Stato.
Semplicemente si rimboccò le maniche, sfruttando la sola risorsa disponibile, quella che tutti avevano imparato a considerare il bene più prezioso: la vita.
Questo lo spirito anche di chi partì e ricominciò altrove, con al seguito null’altro che qualche spicciolo e un frusto bagaglio pieno di umiltà, speranza e tenacia.
Il breve resoconto in calce non trae ispirazione da una fiaba a lieto fine. Ma è Storia. La Storia che ci insegna come animare la ripartenza.
In conclusione
Le nostre valigie logore erano di nuovo ammucchiate sul marciapiede; avevamo molta strada da fare. Ma non importava, la strada è la vita.
Jack Kerouac – On the road
Esiste un luogo accessibile a tutti, in cui ha sede l’unico mercato che prospera. Questo posto si chiama World Wide Web.
LETTURA SUGGERITA
Gli scritti riuniti in questo volume riflettono costantemente e criticamente sul valore della memoria, che deve riuscire ad alimentare speranze, ansie ed energie di rinnovamento.
Eravamo ridiventati uomini | Insegna che abbiamo ancora tutto da imparare.
Il 25 aprile del 1945 l’Italia è libera. Un lungo istante in cui si mescolano gioie private ed euforia collettiva. La fine di una guerra durissima e di una dittatura feroce che aveva devastato il paese.
Si tratta però anche di un nuovo inizio, quello di una nazione per la prima volta davvero democratica, le cui radici sarebbero dovute affondare nella straordinaria esperienza della Resistenza e invece sembrano immediatamente allontanarsene.
Norberto Bobbio se ne rende conto prima di chiunque altro e, evitando qualunque retorica imbalsamante, pone subito l’accento, nei suoi interventi, sul valore della Resistenza come momento imperfetto, che può e deve cercare la sua compiutezza nella democrazia e attraverso la Costituzione.
In questo volume, una raccolta di scritti dal 1945 al 1995, in larga parte inediti, ritroviamo tutta l’acutezza e la lucidità del costante riflettere di Bobbio intorno alla memoria critica di uno dei momenti fondanti della nostra democrazia.
La testimonianza del suo impegno in difesa della Resistenza come ideale vivo, che non si realizza mai interamente ma continua ad alimentare speranze, ansie ed energie di rinnovamento.
“Ingombrante e ingrato, indegno e impietoso è il giudizio che dèi assenti e uomini furenti sempre infliggono all’ultimo erede di una genìa maledetta. Quando poi, a quel giudizio, va ad aggiungersi anche il tetro, sinistro retaggio di una magione altrettanto maledetta, allora il compito dell’erede in questione non può non configurarsi come la quintessenziale ‘missione impossibile’.
Cionondimeno, è con ammirevole coraggio e con lodevole determinazione che il protagonista, simultaneamente vittima e carnefice, scelto da Howard Phillips Lovecraft – protagonista tormentato da un sordido albero genealogico – decide di affrontare sia l’impossible missione che le sue prevedibili conseguenze.
Come in larga parte dell’opera di Howard Phillips Lovecraft, anche ne I ratti nei muri è una forma d’arte – in questo caso la restaurazione architettonica – a fare da vero e proprio contenitore per un apologo di fatalistica dannazione. L’ossessionante, esasperante, disperante odissea volta a ricostruire qualcosa da troppo tempo irreparabilmente consunto si tramuta così nella cronaca di una discesa a inferi di crudele futilità, di atroce inutilità, di sadica ineluttabilità. Inferi per i quali i confini tra vero e falso, reale e onirico, agognato e odiato diventano un plasma di oscuro caos. Negli inferi così magistralmente rappresentati ne I ratti nei muri, la perfezione fittizia è ricettacolo di orde fameliche, l’eleganza artefatta si tramuta in palcoscenico di atrocità cannibalesche, l’estetica ipocrita assurge a viatico di condanna demoniaca.” Alan D. Altieri. Tratto da “Il dominatore delle tenebre”, pubblicato da Feltrinelli.
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